La donna non è un oggetto!

Insulti, schiaffi, pugni, calci. La consapevolezza di avere accanto a sé qualcuno che non ti rispetta, che ti chiama pazza, che ti ritiene stupida. Ma c’è anche di peggio: donne rapite, stuprate, derubate dapprima della loro dignità, e successivamente anche della vita stessa, violentate da sconosciuti spacciatisi per persone qualunque che volevano solo dare una mano o addirittura da una delle persone che amavano di più al mondo, che in pochi giorni si era rivelata capace di tutto.

Chi non odierebbe vivere in questo modo? Eppure, le donne non reagiscono tutte allo stesso modo in queste situazioni. C’è chi, nonostante tutto, rimane in silenzio e sopporta questi soprusi per tutta la vita, perché si vergogna troppo e non riesce a trovare la forza per ribellarsi e confessare a qualcuno la situazione. C’è chi, al contrario, reagisce, e denuncia con coraggio i responsabili alle autorità. C’è chi, invece, trova il dolore insopportabile, e decide di abbandonare i propri cari e gli amati figli: si vergogna troppo, tiene tutto dentro di sé, e decide di farla finita.

Incredibile! Quante vite perse per colpa di una scelta sbagliata! Quante vite perse per aver avuto fiducia in qualcuno che non la meritava!

E pensare che in passato questi reati non venivano puniti adeguatamente o, addirittura, venivano giustificati, in caso di tradimento, come delitti di onore e puniti con pene che costituivano un’ulteriore mortificazione per le donne.

Solo nel 2013 è stata promulgata in Italia una legge che si occupa di punire questi atti di violenza contro il genere femminile istituendo anche il femminicidio. Inoltre, dal 1999, l’ONU ha indetto una giornata mondiale contro la violenza sulle donne, una giornata in cui si ricordano tutte le donne uccise senza pietà né rispetto da spietati uomini che ritenevano e ritengono tutt’ora il genere femminile inferiore a quello maschile: il 25 novembre, anniversario di morte delle coraggiose sorelle Mirabal (Patria, Minerva e Maria Teresa), rapite, stuprate, torturate, massacrate a colpi di bastone, uccise, e infine gettate in un precipizio a bordo della loro auto (per simulare un incidente) per ordine di Rafael Leónidas Trujillo, generale domenicano, perché contrarie alla sua dittatura.

A questa giornata, ne sono seguite altre in cui si svolgono molte manifestazioni.

Ma purtroppo, non bastano le leggi e le marce di protesta: per far sì che le donne vengano rispettate, occorre innanzitutto modificare l’educazione, nella speranza che i giovani di domani rifuggano questi atti di violenza.

Sta a noi voltare pagina! «The times, they are a-changin’»

Autore

Sophia Gallozzi

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