“Slither”

Film di James Gunn con Elizabeth Banks, Michael Rooker, Nathan Fillion del 2006.

Precipita un meteorite su una cittadina americana, le tensioni all’interno di una coppia esplodono quando un verme alieno si insidia nel corpo del marito. Da qui in poi si scatenerà un’invasione zombie.

Il mostro del film è un accumulo di persone e larve avvolte da uno strato di interiora comuni. C’è una scena (la più originale del film) in cui una donna è ridotta ad un ammasso di carne e budella  contenente al suo interno molteplici vermi dalla provenienza aliena. Dopo poco la donna esplode dando il via all’epidemia di infetti.

James Gunn, proprio come l’incubatrice vivente di disgustose forme di vita, ingloba in questo suo “Slither” citazioni di ogni tipo. Nella sequenza della vasca da bagno è omaggiato il demone sotto la pelle di Dimensione Terrore; From beyond e Society the horror, nella messa in scena visiva del mostro; Basket Case e, ancora, le opere prime di Cronenberg nelle tematiche: un minestrone di idee che non sempre però come nella già citata scena dell’esplosione delle viscere risultano brillanti, ma il più delle volte già viste.

È indubbia però l’efficacia del tutto, e la prima parte funziona benissimo nella descrizione spietata e grottesca di una cittadina piena di personaggi all’apparenza sgradevoli, perché subito etichettati e inizialmente noi crediamo fermamente a quello che sentiamo dire, ma poi siamo costretti a ricrederci. Ad esempio veniamo stupiti dal comportamento fedele del marito della protagonista che resiste alle tentazioni e che una volta contagiato dai vermi extraterrestri agisce cercando di proteggere la moglie; ma nasce un fraintendimento dovuto all’invasione aliena nel suo corpo e così, nonostante i sentimenti di amore intatti, diviene il villain del film, anche perché offeso dall’istinto di allontanamento nei suoi confronti da parte dei personaggi intorno a lui. A questo punto la mutazione fisica e dei vari comportamenti, che divengono sempre più animaleschi, non porta ad una variazione della mente, ma nonostante questo le conseguenze sono così sanguinose da evitare qualsiasi tipo di riconciliazione. Proviamo quasi tenerezza per il mostro, sentimento di tenerezza spezzato dai primi piani sul viso dell’uomo-alieno.

Quello che più funziona nel film è il legame causa-effetto che c’è tra quello che succede prima che la città si trasformi in un insieme di zombie e le peripezie a cui assistiamo durante l’effettivo arrivo di un’orda di infetti affamati. Questo permette sia un’incursione nel drammatico (come abbiamo visto nella caratterizzazione dell’antagonista), sia nel comico. Ad esempio prima della trasformazione c’è una famiglia che organizza una gita, che subito dopo, quando tutti eccetto la figlia adolescente sono diventati infetti, tenta di trasformare anche lei e come scusa per farla avvicinare le urla: “Non ci sono scuse per non stare con la tua famiglia: dobbiamo fare la gita”. L’effetto è esilarante e inquietante allo stesso tempo.

Quando lo spettatore capisce come la sceneggiatura sia interessata a unire gli indizi sparsi nella prima parte alla seconda, fa delle previsioni. Previsioni che si rivelano errate nelle imprevedibili e slapstick scene d’azione finali.

Il film crea l’equilibrio tra horror e commedia basandosi sui dialoghi e non sugli effetti splatter, perché, a parte qualche fucilata dagli effetti esagerati, poco è lasciato all’immaginazione tra organi che fuoriescono da corpi dimezzati e animali sventrati.

Molte le somiglianze con il recente Brightburn, rilettura di Superman in chiave slasher, con Gunn in veste di produttore, a partire dal cast. In entrambi c’è, oltre ad alcune meccaniche narrative, il tema dell’impossibilità di rapporto tra l’uomo e il diverso, che non può che finire con un reciproco tentativo di morte che ignora qualsiasi sentimento di affetto provato inizialmente. Nulla di nuovo, ma si tratta di un buon prodotto di genere, che, pur non rinunciando a un gore a tratti insostenibile, riesce a intrattenere e a risultare leggero grazie anche a un finale che lascia con il sorriso sul volto.

Consigliato.

Voto: -7,5

Autore

Jacopo Carosi

Whatsapp Image 2023 01 11 At 20.55.37

L’accesso al sito può essere effettuato esclusivamente con l’account d’istituto.

PRIMA DI REGISTRARTI AL SITO, LEGGI QUI