Cariatide

Arrivai a Cariatide dopo anni passati a sognare di visitarla.
L’opportunità mi si presentò come manna dal cielo.
Un manicomio putrescente dalle finestre rotte costituisce lo scenario di risa sguaiate ad orari proibitivi, di pianti accorati tra le braccia di un amico, di spuntini notturni accompagnati da un confuso vociare, di confessioni inimmaginabili sussurrate all’orecchio di un compagno.
Si canta a squarciagola nei momenti di gioia, si vanno a trovare gli amici che dormono alla porta accanto, si passano le notti insonni a chiedersi quale sia il senso della vita, ad interrogarsi sulle ragioni che governano il cuore.
Un balcone al settimo piano di uno squallido edificio, poco distante dal centro, ospita un raduno di animi irrequieti e pensieri turbolenti ai quali ci si può unire per festeggiare, a qualsiasi ora, suonando alla porta della settecentosettesima stanza.
La storia a Cariatide vive e rivive, passa di bocca in bocca, si apprende tra i banchi di scuola e si comprende visitando ed analizzando reperti.
Ci si innamora dei fregi, dei timpani, dei blocchi marmorei, delle pietre sotto le nostre scarpe e degli imponenti monumenti che dominano il paesaggio.
Tra le alte colonne scanalate del Partenone si annidano i sogni di una bambina cresciuta tra le immagini dei libri di storia, una bambina che si addormentava cullata dal racconto di come Ulisse ingannò Polifemo, che la nonna non si stancava mai di ripetere.
Se devo essere sincero non ho mai lasciato la città, nonostante i più da allora possano affermare di avermi incontrato in altri luoghi.
Un pezzetto di coloro che la visitarono e la visiteranno permane nel ricordo vivo del Sole battente e delle calde luci dell’Acropoli, che si stagliano come costellazione contro il cielo all’imbrunire, negli scatti sfocati riposti tra le pagine di un diario.
Potrà sembrar strano ma i compagni di viaggio li scelsi ad esperienza conclusa e non prima di partire.
Cariatide cambiò le carte in tavola:
Mi aprì gli occhi e la mente come fece in passato con illustri personaggi che solcarono il suo suolo a grandi falcate nella fretta di rivelare al mondo i loro ragionamenti.
A Cariatide le relazioni umane, come fili che legano le persone, creano il tessuto urbano nel quale si rimane impigliati, come mosca in una ragnatela, se non si sa discernere tra i sentimenti che guidano l’animo, i quali costituiscono l’unico mezzo di orientamento efficace in queste strade.

Autore

Maria Ludovica Amati

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