
Annunciato nel 2015 durante il Film Festival di Venezia, Music è l’esordio cinematografico di Sia, nota cantautrice e doppiatrice australiana. Scritto assieme a Dallas Clayton, autore di libri per bambini, il musical narra di come Zu (Kate Hudson), da poco uscita da un percorso di riabilitazione per tossico dipendenti, si ritrova ad essere il tutore legale della sorella adolescente, Music.
Interpretata da Maddie Ziegler, Music è una ragazza autistica affetta da mutismo selettivo. Inizialmente Zu non riesce a sostenere la situazione, ma poi conosce Ebo (Leslie Odom Jr.), vicino di casa delle ragazze, il quale la aiuterà a far fronte alla situazione.
A meno di due ore dall’uscita del trailer, sei giorni fa, su internet è già presente una petizione per cancellare la premiere del film, fissata per gennaio 2021. A diffondere il link è Hannah Marshall, persona autistica del North Carolina. Oltre a questa iniziativa, molti altri attivisti si sono espressi a sfavore del progetto e hanno diffuso le loro opinioni via socials.
Il motivo di tanta indignazione è la scelta di Sia di far interpretare il personaggio di Music da Madison Nicole Ziegler, attrice e ballerina neuro-tipica.
Per rispondere alle critiche, Sia ha inizialmente raccontato di come lei e Maddie si siano conosciute nel 2016, quando Ziegler era uno dei giudici dello show americano So You Think You Can Dance e che in seguito la giovane ballerina abbia danzato in molti dei suoi Tour. La cantante spiega così la sua scelta, sostenendo di ritenere l’attrice adatta al ruolo.
La storia regge finché la notizia non diventa virale e la cantante stessa non fornisce una versione alternativa, giustificando le sue azioni dicendo di aver dapprima ingaggiato un’attrice neuro-diversa, ma che la stessa ragazza si sia ritirata a causa del ritmo per lei insostenibile delle riprese.
«Sia said that she didn’t cast another autistic actor because the tight schedule would have been too much pressuring, when there are autistic people working as firefighters, paramedics and so on but still there are Nt people thinking there’s not a single autistic who could handle the pressure of a tight filming schedule»
«This makes me feel as I felt all the times people have mocked me when I was a child»
Il problema maggiore della scelta di dare il ruolo a Maddie è la sua interpretazione ritenuta offensiva e stereotipata del linguaggio del corpo tipico delle persone autistiche. Di fatti il modo in cui interpreta la giovane Music non solo è impregnato di non autenticità, ma perpetua l’immaginario generale intorno allo stigma che rappresenta la comunità autistica.
Qui sotto riporto i tweet che Helen Z. (attrice neuro-diversa) e Sia si sono scambiate a tal proposito.

Come potete vedere, dopo ventiquattro ore di gogna mediatica, Sia comincia a rispondere personalmente ai messaggi critici, peggiorando la situazione.
In uno dei suoi primi tweet infatti, la cantante scrive:
«The movie is both a love letter to caregivers and to the autism community. I have my own unique view of the community, and felt it is underrepresented and compelled to make it. If that makes me a sh*t I’m a sh*t, but my intentions are awesome. I have even worked with Autism Speaks to understand better people with special needs»
Gli errori commessi da Sia in questo caso sono due, poiché ogni persona che si definisce un alleato – e che, soprattutto, decide di girare un film sull’argomento – si informa e ascolta la minoranza in questione. Per esempio, è noto come la comunità preferisca il termine “disabled” rispetto a “person with special needs”.
Ma questo, in fondo, è solo il male minore poiché quello che ha veramente confermato l’ingenuità di Sia è aver scelto come partner Autism Speaks, organizzazione americana tristemente nota per il suo essere tutt’altro che di supporto.
Di fatti, la comunità autistica lotta da anni contro i soprusi dell’associazione. Tra le motivazioni più rilevanti troviamo il fatto che solo il quattro percento del loro budget venga veramente impiegato per aiutare le persone neuro-diverse e le loro famiglie, mentre il restante novantasei percento finisce in progetti e ricerche, non per migliorare terapie ed equipaggiamenti, ma per trovare una “cura” all’autismo, perpetuando così l’errata convinzione che esso sia una malattia. Inoltre, nel corso degli anni l’organizzazione ha girato e distribuito una serie di pubblicità a dir poco raccapriccianti.
In conclusione, sebbene Sia fosse probabilmente animata da buone intenzioni, le sue azioni e ciò che ha detto per spiegarle non hanno fatto altro che rafforzare uno stereotipo già esistente. Per questo motivo, ciò che sento di poter dire è che quella che quella che avrebbe potuto essere una buona occasione per normalizzare e rappresentare realisticamente la comunità autistica, è stata sprecata.