Il mio testo è ispirato ad un’esperienza personale realmente accaduta nella città di Valencia.
Dopo la mia ultima morte, sono rinata in una piccola cittadina, accanto alla “città delle identità rubate”, dove nessuno è padrone della propria identità e si ritrova a dover fronteggiare la mancanza di quest’ultima. Girovagando per le strade tortuose di Ruth, nessuno emette un suono, tutti risultano spenti, sfigurati, scavati in volto e di un colore grigiastro; il clima è freddo e il vento gelido sconvolge il silenzio, il quale tiene sotto scacco la città. Gli unici a muoversi attivamente sono i ladri d’identità: veloci e lesti, con un ghigno malvagio dipinto sul viso, allungano le mani correndo, rubando volti e colori a chi ha ancora la fortuna di possederne, lasciando senza nome e anima le vittime. La città è stata fondata sulla truffa e morirà a causa di essa. I saccheggiatori, infatti, hanno determinato un calo drastico nel numero di neonati, nati possedendo il dono dell’anima, comportando un accanimento degli stessi ladri verso i propri simili, sintomo della graduale e prematura estinzione della città. Al tempo della mia nascita, i saccheggiatori rappresentavano solamente una piccola comunità, quasi innocua a causa dell’inferiorità numerica, durante gli anni ho quindi potuto osservare come il degrado e l’avidità abbiano preso il controllo del luogo, portandolo ad un totale rovesciamento della società. Visitando spesso la città, ho notato –ahimè- come aumenti esponenzialmente la velocità del decadimento e come la fine per Ruth si avvicini inesorabile.